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Ohi.
Che si dice?
È un po’ che non ci sentiamo.
Io tutto ok.
È stato un periodo tranquillo, tutto sommato.
Mi sono lasciato.
Ci sta.
Ci vedevamo poco.
E poi valori diversi. Obiettivi diversi.
Cose così.
Abbiamo pure provato a fare terapia di coppia.
Ma non eravamo d’accordo nemmeno sul perché eravamo lì.
Così niente.
Il mio coinquilino se n’è andato a vivere con la tipa.
E si è portato via Pippa. Il gatto.
Cioè. Gliel’ho chiesto io. Non è che l’ha rapita.
Ci sta.
Con lui sta meglio.
Gli fa più coccole e più giochi. E più attenzioni.
Ogni tanto mi manda delle foto molto tenere.
Sono tutti belli.
Si vede che stanno bene.
Ho preso qualche chilo.
Credo perché ho smesso di fumare.
Quest’anno ho smesso di fumare 7 o 8 volte. Forse di più.
Alla fine mi sa che sto fumando.
Sono solo ingrassato un po’.
Sono uscito con Cuffie-Blu.
Qualche volta.
E poi basta.
Non mi ricordo perché.
Ora ci sediamo nello stesso vagone. Ma lontani.
Ci diciamo solo ciao. E come stai. E cazzo che caldo.
E poi lontani. A pochi metri.
Già.
Non mi ricordo perché.
Mia madre ha sbattuto la testa contro il termosifone.
Era seduta sul bracciolo del divano.
A parlare.
Parlare.
Parlare.
Poi ho sentito ooohhhhh. E niente.
È caduta all’indietro.
C’era parecchio sangue sul termosifone.
Lei era accartocciata su se stessa. E aveva gli occhi spalancati. E terrorizzati.
Mentre l’ambulanza arrivava continuava a ripetere le stesse domande in loop. Cosa è successo? Sono caduta? Da dove?
Lo ha fatto per tutto il giorno.
Ora sta bene.
Non si ricorda di quel pomeriggio.
Ma io ricordo quegli occhi.
Mi hanno ritirato la patente.
Già.
Prima o poi doveva capitare.
Ho dovuto fare un tot di esami per alcool e droghe.
Non li ho passati al primo colpo.
Poi ho fatto un tot di ore di lavori di pubblica utilità.
In un centro sociale.
Figo.
Ho imparato a fare cocktail di merda.
A montare palchi da concerto.
E soprattutto a fare cappuccini.
Imparare a fare cappuccini mi ha dato molta soddisfazione. Perché non è facile. Non è facile per niente.
C’è tutto un giro di polso.
La prima volta che ci sono riuscito ero molto contento.
In questo centro sociale ho conosciuto Pazza-Assassina.
Pazza-Assassina non era pazza.
E nemmeno assassina. Credo.
Cioè.
Non lo so se era assassina. Ma sicuramente non era pazza.
Aveva solo il sorriso un po’ da pazza. E anche gli occhi.
Però aveva un tono di voce proprio figo.
Doveva scontare tipo mille ore di lavori di pubblica utilità.
Mille. Davvero.
Che se non lo sai sono un botto.
Non so per cosa.
E sembrava brutto chiederlo.
E poi non me ne fregava un cazzo.
Comunque.
Mi ha insegnato ad accendere le luci delle sale concerto.
A prendere le prenotazioni per il padel.
E poi siamo usciti qualche volta.
Molto dolce. Molto carina.
Non mi ha mai detto cosa aveva fatto. Ma ci teneva molto a farmi sapere, cito testualmente: – non frequento abitualmente ambienti criminali. E comunque mi vergogno di quello che ho fatto.
Lo diceva con degli occhi da Pazza-Assassina.
Ma cazzo che voce!
Non mi ricordo perché abbiamo smesso di uscire.
Ma inizio a credere che c’entro qualcosa io.
Forse.
Quando ho potuto riprendere a bere ho deciso di non riprendere a bere.
Poi non ce l’ho fatta. E ho reinserito le RUV.
Poi lo sai.
Solita trafila.
Ora è tutto come prima.
Ma con la bici.
Con la storia delle persone sono stato bravo.
Ho fatto tanta pratica. Tanta fatica.
Tante fughe.
Ma alla fine ho capito come funziona. Più o meno.
Così sono riuscito ad andare a una grigliata.
E poi a un matrimonio.
E poi a un funerale.
Già.
È morto il tipo di mia madre.
Al matrimonio c’erano tante coppie.
Tanti figli.
E mi veniva da pensare che forse mi sto perdendo cose importanti. Quelle che vale la pena.
Ma poi c’è stato il funerale.
E ho capito che no.
Ho avuto una proposta di pubblicazione.
Mi ha lusingato.
Non mi ricordavo come si stava da lusingati.
Forse non sono mai stato lusingato.
Forse non ho nemmeno mai scritto lusingato.
Lusingato.
Strana parola. Strana parola davvero.
Comunque.
Alla fine non ho accettato.
Non so perché.
Come per le tipe.
Cioè.
Lo so perché.
Ho sempre mille ottimi motivi.
Ma no.
In verità no.
Lo sai.
È solo che mi serve una scusa.
Una scusa per poter fallire tranquillo.
Ho smontato la sbarra da trazioni.
Già.
Alla fine non l’ho usata, racconti a parte.
Una sera…
E poi no. Una sera no.
Sì.
È stato un anno tranquillo, tutto sommato.
Solo…
Una volta che si è arrivati qua.
Cioè.
Dico.
Qua. Ora.
Quando tutto è ok.
Ecco.
Dopo.
Che si fa?